Quante volte abbiamo sentito dire: “Tranquilli, io posso smettere quando voglio”! Ma poi è proprio così? Quando possiamo parlare di una vera e propria dipendenza?
La ludopatia è una malattia che molte persone tendono erroneamente a sottovalutare.
Il gioco d’azzardo patologico è l’incapacità di resistere all’impulso di giocare o fare scommesse. Il paziente considera il gioco come sua unica ragione di vita. Chi è affetto da ludopatia arriva a trascurare la propria famiglia, i propri amici, il proprio lavoro, le proprie passioni, fino all’isolamento totale.
Il giocatore d’azzardo vive in una dimensione masochistica, che lo porta ad aspettare con ansia il risultato della scommessa, a provare estremo piacere nel vivere intensamente la tensione. Il giocatore dipendente prova una forte attrazione per quei risultati tanto attesi.
Il Gioco gli provoca contemporaneamente piacere e dolore, condizione tipica di una dipendenza. A volte le conseguenze possono essere talmente gravi ed incontrollabili, che i pazienti possono arrivare addirittura al suicidio.
In una società come la nostra, il desiderio sfrenato di possedere soldi, anche solo l’illusione di essere ricchi per alcuni minuti, va ad aggravare il discontrollo degli impulsi caratteristico di chi soffre di ludopatia. I soldi scommessi non sono percepiti come soldi reali: il giocatore si allontana sempre di più dalla realtà, vivendo in una dimensione parallela, virtuale e fantastica fatta di punti e gettoni d’oro ove però, si perde realmente andando incontro ad un sicuro tracollo economico.
Il contatto con la realtà avviene spesso quando le condizioni di vita sono diventate purtroppo drammatiche e a quel punto l’aiuto diventa urgente e pressoché indispensabile.
Vivere il brivido della scommessa, di per sé non è una patologia.
Giocare una o più partite con gli amici, comprare, una volta ogni tanto, un gratta e vinci, giusto per divertimento, per sfidare la “Dea della Fortuna”, non è una malattia, è la normalità.
Si può parlare di dipendenza quando il gioco non viene più vissuto come motivo di piacere o divertimento momentaneo, ma come una vera e propria ossessione costante.
Ci sono giocatori che considerano la capacità di giocare come una vera potenzialità personale, una specie di abilità e competenza, che non tutti hanno.
Molti non credono neanche nella Fortuna, ma solo in sé stessi.
Si sentono forti, speciali, furbi, vincitori, ma in realtà non si rendono conto che stanno perdendo di vista la loro reale partita: la vita.
Il più delle volte la ludopatia è solo la manifestazione evidente di disturbi molto più complessi, come ad esempio la depressione, l’ansia e una franca comorbidità tra vari disturbi di personalità (come l’istrionico, l’antisociale, il narcisistico e il borderline) ove i tratti di impulsività,di disgregazione emotiva sono stati spesso riscontrati.
Lo psicoterapeuta prima di intraprendere qualsiasi percorso terapeutico, dovrà valutare attentamente la condizione psicologica profonda del paziente non solo la punta dell’iceberg che è rappresentata dal GAP, cercando di individuare emozioni, sensazioni e pensieri suscitati dal gioco.
Il potere sta nella mente. Solo concentrandosi sul presente e su sé stessi, è possibile staccarsi da quel diabolico “loop” che è il gioco d’azzardo e chiedere aiuto.
La tua vera partita giocala con la testa!
Dott.ssa Chiara Satanassi
Psicologa e Psicoterapeuta a Bologna
Psicologa Psicoterapeuta
Partita IVA P.I. 02915551200
Iscritta all'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione Emilia Romagna