I “Nativi digitali” figli di un’Era tecnoliquida

I “Nativi digitali” figli di un’Era tecnoliquida

Che cos’è la vita reale nel Terzo Millennio?! Una finestra aperta sul mio pc! 

 Negli ultimi decenni Stiamo assistendo ad un cambiamento radicale del nostro modo di vivere e forse siamo anche di fronte ad un passaggio evolutivo vero e proprio, a un cambiamento antropologico. 

Accanto alle grandi potenzialità delle innovazioni tecnologiche, la Rete si intreccia con il mondo reale e determina vere proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza, dell’identità e della relazione.

Il fascino seduttivo di Internet non sembra lasciare scampo.

La rete è un Immenso luogo senza centro, una ragnatela che cattura al suo interno, dove il Sé si può smarrire in rapporti fatti di ipertestualità, elevata velocità, anarchia e libertà di trasgressione. Sì, perché La Rete ci dà la possibilità di comprare, leggere, studiare, insomma: Vivere.

Le caratteristiche della comunicazione possono rendere la Rete più agevole della realtà stessa, attraverso la possibilità di “farsi vedere di più attraverso un farsi vedere di meno.”

Parrebbe quasi un ossimoro ma se ci pensate è esattamente così, perché dietro ad un sostanziale anonimato è ben più facile raccontarsi e scoprirsi, perchè i mondi virtuali consentono la creazione di identità così  fluide da trasformarne il concetto stesso. Tutto questo può fare sviluppare facilmente una dipendenza: si parla infatti di -“ Internet Related Psycopathology (IRP)”.
Prendiamo I Social Media per esempio, luoghi virtuali ove il concetto di amicizia viene banalizzato ed applicato a chiunque con cui si entri in contatto, ove è presente un’impellenza nell’esporsi, come in una vetrina di se stessi vuota e inconcludente. 
La nostra epoca è caratterizzata da una potentissima crisi dei rapporti interpersonali, dovuta ad un incremento dell’aspetto narcisistico nella società postmoderna, in cui si diffondono le interazioni, sia amicali che amorose via chat e/o Facebook.

Questi fenomeni, uniti al tema della velocità, sono alla base della profonda crisi della relazione che diviene indefinita, provvisoria e instabile: proprio per questo definita "liquida“.
 Alla relazione si sostituisce la connessione, ove il mediatore è la tecnologia digitale, cosicché l’uomo o la donna possono essere senza vincoli, capaci di costruire legami variabili in ogni istante.

L’incontro con l’altro non si dispiega più in una dimensione progettuale ma è solo l’incontro di bisogni individuali che vanno reciprocamente a soddisfarsi.
 Relazioni liquide possono costituire coppie liquide e la  debolezza dei legami rischia di alimentare possibili genitorialità altrettanto liquide. L’uomo ricerca affannosamente la felicità attraverso l’incremento delle scelte, quando invece gli studi non hanno dimostrato una correlazione tra aumento delle possibilità e contestuale aumento della felicità, anzi...

La felicità risulta essere invece correlata con la possibilità di avere un criterio per scegliere!

 Il tema della liquidità è quindi sostanzialmente il tema della rinuncia ad avere criteri.

Ciò in cui invece bisognerebbe impegnarsi per i nuovi nati è far sì che essi sappiano costruire identità stabili ( e non ambigue) all’interno di relazioni solide, ove si dispiegheranno i loro progetti esistenziali.

In questo contesto nascono i” nativi digitali” i quali non sviluppano capacità simboliche ma solamente 
 abilità visuo-spaziali, manipolando le parti del proprio sé mediante gli Avatar nei videogiochi. Essi rappresentano le emozioni attraverso la mediazione tecnologica, ma sono molto meno abili nel viverle in una relazione de visu, ragion per cui sono separati dal mondo reale e immersi in quello virtuale.

In questo smarrimento si osserva il silenzio degli adulti che scimmiottano i figli con il loro dialetto tecnologico, verso il quale provano una certa fascinazione, ma che - non essendo anch’essi avvolti nelle dinamiche narcisistiche del loro contesto - non sanno più educare. Si dimostrano affettuosi e amorevoli, ma non normativi o educativi, perciò potremmo definire i nativi digitali come “orfani di maestri”, poiche’ vi è una rinuncia alla trasmissione delle visioni della vita attraverso riflessioni di senso e narrazioni mentre ci si limita ad offrire una molteplicità di scelte nella quale il figlio si potrà solo perdere più che conoscere e/o riconoscere.

Dott.ssa Chiara Satanassi
Psicologa e Psicoterapeuta a Bologna


Ambiti d'intervento

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    Attacchi di Panico, disturbi d’ansia generalizzata, ipocondria, fobie, ossessioni, compulsioni, stress post-traumatico
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Dr.ssa Chiara Satanassi

Psicologa Psicoterapeuta

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Iscritta all'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione Emilia Romagna

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