La nascita di un bambino è sicuramente un evento di grande portata ed impatto emotivo, psicologico e sociale. Se il bambino è stato desiderato, la mamma sentirà un appagamento e un senso di completezza importante, sebbene non saranno esenti in lei tutta una serie di sentimenti in conflitto con l’amore incondizionato.
Le aspettative delle mamme, che prima della nascita esistono e si alimentano nella sua mente, non contribuiscono ad accettare l’ambivalenza emotiva tipica di questo periodo.
Quando si è in gravidanza, benché il bambino sia effettivamente già persona esistente nel grembo, si continua a vivere pressoché la vita di sempre. Durante la gestazione non si interagisce con lui e non vi è un effettivo rapporto, per cui tutti i sentimenti provati sono spesso riversati sull‘idea che la mamma ha del bambino, più che sul nascituro stesso. Per tale motivo, spesso, ci si trova scombussolati dal reale effetto che provoca il piccolo quando non è più “parte” della madre, ma inizia invece a condurre un’esistenza a sé stante.
La neomamma, dopo la nascita dovrà riassestarsi in una dimensione nuova, in cui le sue priorità saranno quelle del nuovo arrivato, mentre le sue necessità personali, spesso, non andranno tanto oltre al bisogno di dormire, farsi una doccia con calma, o mangiare in tranquillità. Queste ultime, realisticamente, diventano sovente le aspirazioni massime di chi ha appena avuto un figlio.
La nascita siglerà un cambiamento non solo nella vita della donna, ma anche e soprattutto nella sua mente. Donne autonome che prima erano libere di gestire il proprio tempo, dopo il lieto evento si ritroveranno a subire la “tirannia” dei loro piccoli, dipendendo dai loro bisogni e dalle loro emozioni.
Il bambino è sì parte della madre, ma soprattutto è un individuo “altro da sé”, per cui non è insolito provare sentimenti di estraneità rispetto a lui e non per forza di solo amore, come invece, forse, ci si aspettava. Si può altresì non riconoscerlo subito come figlio, non perché non si sappia che è il loro bimbo, ma perché non lo si sente nettamente a livello emotivo .
Così, dopo aver rivoluzionato il proprio stile di vita, le proprie abitudini e i propri bisogni, possono affiorare sentimenti di rabbia e frustrazione, a cui spesso fanno seguito sensazioni di inadeguatezza e colpa.
Ecco cosa le mamme non dicono, perché spaventate e disorientate da queste emozioni se ne vergognano e tendono a nasconderle agli altri e a se stesse.
Non sono sentimenti che ci si aspetta dalle neomamme, le quali “dovrebbero” essere tutte prodighe e felici nel soddisfare i bisogni dei loro piccoli, anziché preoccuparsi dei propri.
Troppe irrealistiche aspettative verso le madri, verso le quali ci si aspetta, perché mentalmente sane, mature, consapevoli e responsabili della scelta che hanno fatto nell’avere un bambino, che a questo debbano seguire solo sentimenti positivi verso il figlio e verso se stesse; altrimenti “si va a caccia”di segni di instabilità emotiva, immaturità o infantile inconsapevolezza.
Ed il peggio è che il convenire con queste rigide idee sociali e personali troppo ancorate al ciò che dovrebbe essere e del tutto fuori da ciò che è, fa sì che sebbene molte donne si sentano arrabbiate, spaventate o inadeguate, non ne proferiscano parola né con dei professionisti né, tantomeno, con altre donne. Ciò, specialmente, se le donne con cui ci si confronta sono mamme : “..e se lei non si fosse mai sentita cosi? Io sarei una mamma cattiva o incapace!”, ci si può chiedere. Spesso, quindi, ci si vergogna di ciò che si prova, perché per molte mamme è inaccettabile sentire contemporaneamente di amare e volere il proprio figlio, ma anche, a volte, di non volerlo affatto .
Il mio consiglio è: rilassatevi mamme, è tutto normale, sano e non siete le uniche al mondo a provare sentimenti simili. Concedetevi di poter provare sentimenti opposti, cosi come, credo, vi concedete di provarli verso il vostro compagno di vita e verso tutte le persone che amate.
La nascita di un figlio sconvolge la vita. Alcune donne sentono la mancanza del loro rapporto a due con il compagno e a volte possono servire molti mesi per riuscire a vivere la coppia senza considerare il bambino come “un intruso”, che toglie ad essa spazi mentali e fisici. Sì, certamente, perché in tre occorre una certa dose di fatica per non farsi fagocitare completamente dal ruolo di genitori senza però trascurare il piccolo: accogliendolo, ma allo stesso tempo tenendolo “a distanza di sicurezza” dalla coppia che non deve “morire”per lasciare spazio unicamente alla genitorialità.
A tal proposito, care neomamme, occorrerà che siate sempre molto disponibili ad accettare prima di tutto i vostri bisogni e stati d’animo, senza giudicarli. Altrimenti tenderete a distorcerli, o a non vederli, perché non li considererete“giusti”. Sarà inoltre necessario che cerchiate di fare emergere tali bisogni, negoziando con essi e con la realtà attuale.
Per cui, se vi doveste sentire soffocate e a volte addirittura annientate dal dovere essere costantemente presenti nella vita del piccolo, ascoltatevi, chiedetevi cosa vi manca e cosa vorreste fare di diverso. Conseguentemente, provate a farlo, non escludendo i bisogni di vostro figlio, ma nemmeno totalmente i vostri.
Prendetevi qualche ora di pausa, se potete affidate vostro figlio ai nonni o ad una babysitter di fiducia e non colpevolizzatevi con frasi stereotipate come”io l’ho fatto, io me ne devo prendere cura”, perché non siete cattive madri solo perché vi concedete uno spazio di libertà. Spazio che oltretutto servirà sia a voi che al bambino, poiché non c’è bimbo più felice di quello che sente la sua mamma esserlo.
Essergli accanto perché dovete e non perché lo volete, non vi farà essere madri migliori, ma solo più severe con voi stesse e più lontane dai vostri reali sentimenti, per cui, a tratti, non autentiche.
Perciò, se fate parte di questa categoria di madri, che talvolta si sentono arrabbiate, frustrate, inadeguate… beh, rilassatevi, perché non siete le sole a provare certe emozioni ed in realtà tutto sta andando “come DEVE andare”!
Dott.ssa Chiara Satanassi
Psicologa e Psicoterapeuta a Bologna
Psicologa Psicoterapeuta
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Iscritta all'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione Emilia Romagna