Probabilmente questo argomento interesserà una gran parte della popolazione materna, che forse spera di trovare in questo articolo legittimazione ai proprio gesti violenti. Eh sì, perché sculacciate, strattoni e tirate d’orecchie, sebbene siano spesso frequenti in molte famiglie, altro non sono che agiti aggressivi e impulsivi, deresponsabilizzati da un “grave“ comportamento del bambino, come fossero le uniche risposte genitoriali possibili di fronte a figli largamente disobbedienti.
I genitori dicono che “uno scapaccione ogni tanto non fa male, anzi!".
Purtroppo, però, ciò che emerge da questo comportamento e’ rabbia e impulsività, più che scelta educativa. Altre volte, invece, si usa questo metodo perché più veloce ed immediato e non si ha voglia e tempo di utilizzare soluzioni alternative. Pertanto, non una strategia educativa, non una reazione “ovvia" al comportamento del bambino, ma una perdita di controllo, un’incapacità dell’adulto a gestire in quei determinati momenti, il proprio figlio.
Bisogna che questo sia chiaro nella mente del genitore.
Certo, i bambini hanno molte risorse adattive e tendono a perdonare sempre il “care-giver”, ma vostro figlio penserà che voi abbiate un problema con la pazienza.
Vi è scappata comunque una sculacciata? L’importante è saper riparare.
Sappiate chiedere scusa ai vostri figli, anche un errore riconosciuto rimanda loro che state facendo del vostro meglio. A volte si sbaglia, ma l’importante è sapere riconoscere i propri errori manifestandolo con un “mi dispiace”, o spiegando loro cosa vi è successo interiormente. Dite loro che, talvolta, quando si è esasperati o impauriti, può capitare di compiere gesti che, nella normalità delle situazioni, non dovrebbero essere scelti. In tal modo il bimbo sentirà di essere costantemente al centro dei vostri pensieri e che voi siete attenti a ciò che fate, a come lo fate e al perché.
Del resto, non è facile comunicare sempre adeguatamente con il bambino. Il genitore non è' solo un educatore a tempo pieno, ma un individuo con le sue fragilità e debolezze; l’importante e' essere consapevoli che di questo si tratta e non di modalità educative valide.
Ed è con questo senso di responsabilità, con l’impegno a tenersi monitorati maggiormente rispetto alle nostre reazioni istintive e tenendo presente che ciò che ci sta accadendo emotivamente (la rabbia, lo sconforto, l’impotenza) sono emozioni che talvolta si provano, ma che vanno incanalate in una direzione realmente educativa e non meramente punitiva. In tal modo sarà molto più semplice mantenere una linea guida nel comportamento, che abbia come "faro" un modello educativo basato sul rispetto, la stabilità e la cooperazione nel trovare soluzioni satisfattive per entrambi.
Parlate con vostro figlio di come vi fa sentire quando disobbedisce e siate certi che abbia compreso la motivazione delle regole da voi impartite, più che pretendere che le esegua perché siete voi a comandare. Fate che vostro figlio non sia adeguato perché impaurito, o umiliato, da un vostro gesto aggressivo, ma perché riconoscendo la vostra autorevolezza e il vostro amore, ne comprenda le motivazioni e le faccia proprie.
Dott.ssa Chiara Satanassi
Psicologa e Psicoterapeuta a Bologna
Psicologa Psicoterapeuta
Partita IVA P.I. 02915551200
Iscritta all'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione Emilia Romagna